Quali sono state le prime azioni adottate dalla diffusione della pandemia?
La pandemia ci ha sicuramente colti impreparati: tutti parlavano delle nuove tecnologie, ma molti erano fermi ai modelli del passato. Tra le primissime azioni che abbiamo messe in campo vi sono state le iniziative legate all’adeguamento e alla gestione in coerenza con la compliance delle norme locali: controllo della temperatura, adeguamento della mensa, adeguamento dei sistemi produttivi, azioni formative e informative. Inoltre, abbiamo implementato la modalità di lavoro da remoto e ad oggi abbiamo deciso quali attività siano fattibili in smartworking e quali no, al fine di ridurre la pressione delle presenze e preservare il fattore umano.
Abbiamo gestito la situazione con consapevolezza e con attenzione, ponendoci come obiettivo quello di prenderci grande cura delle persone.
Come è stato gestito il lavoro da remoto?
Abbiamo fatto della formazione specifica sullo smartworking: 150 persone in aule virtuali per spiegare anche ai capi cosa vuol dire gestire un’azienda in remoto e aprire in questo modo uno spazio per un confronto. Ogni giorno facevamo uno staff meeting.
Devo essere sincero, io non credevo nello smartworking, ho sempre pensato che il ruolo dell’HR consistesse nel girare in azienda per fermarsi a parlare e a confrontarsi coi dipendenti, un valore ineguagliabile. Mi sono dovuto ricredere. Ho ricevuto tante domande. Abbiamo parlato per tre settimane di KPI, ci siamo accorti che in ufficio non misuravamo le persone tutti i giorni come quando abbiamo adoperato lo smartworking. È stata una rivoluzione copernicana.
Quali sono le competenze del presente e del futuro per i manager?
Fiducia e delega sono alla base di tutto. Tutti siamo migliorati e maturati, abbiamo preso sempre maggiore consapevolezza e parliamo addirittura di new way of working. Stiamo capendo come migliorarlo e regolarlo. Trovo interessante questa maturazione da “non abbiamo nulla in casa” in termini di strumenti a un nuovo modo di lavorare.
Come pensi sia cambiato il tuo ruolo?
Il mio lavoro è cambiato tanto, devo però ancora capire quanto e in che direzione mi stia portando. In Carrier stiamo implementando in diversi paesi un New HR Operating Model, radicalmente diverso dal passato. Stiamo procedendo verso una specializzazione: ci sono dei center of excellence (gli specialisti), poi ci sarà un mondo come il service per le domande (people service) e poi rimangono i generalisti, che sono gli HRBP.
Il mio ruolo sta cambiando, ma pensandoci bene è anche un modo più coerente di lavorare. Sto diventando sempre più un project manager, e la mia funzione sempre di più è a progetto: porto avanti, facilito e sono responsabile di qualche progetto e accountable di un mio progetto. Parlo con colleghi in UK che non vanno in ufficio da sei mesi e che potenzialmente possono lavorare ovunque.
La presenza fisica rimane importante, ovviamente, ma oggi assume un’importanza differente dal passato.
Come pensi sarà il New Normal?
Penso che la pandemia abbia fatto violenza al cambiamento, che abbia cioè costretto l’affermarsi di un cambiamento. Ci si è resi conto che potremmo svolgere il lavoro da qualsiasi parte del mondo. Questo nuovo modo di lavorare porterà con sé delle conseguenze importanti in termini di riorganizzazione e rilocalizzazione. A questo sarà necessario un supporto tecnologico, a cui credo che le aziende possano rispondere in tempi rapidi. Ogni ruolo chiederà al lavoratore di diventare più analitico, si ragionerà più in termini di misurare, di tenere il tempo, di avere dei KPI per sé e per i colleghi. I processi devono, quindi, essere chiari, strutturati e vi deve essere un manager in grado di gestire tutto ciò.
Quale pensi sia il ruolo che il digital giocherà in questa trasformazione?
Nulla esisterebbe o funzionerebbe se non esistesse il digital. Oggi non è solo enabler, sta diventando anche un elemento decisionale. Per esempio, ho a disposizione strumenti che mi informano circa i trend economici, mentre una volta si comprava l’indagine retributiva: oggi con un click ho tutto. Sono strumenti che ci aiutano nel lavoro e che rappresentano un vantaggio competitivo.
Secondo me, la fruizione dei dati, la rapidità delle informazioni stanno comunque cambiando anche il modo di lavorare. Oggi dobbiamo prendere consapevolezza su come sfruttare questi elementi e come sfruttarne il vero potenziale. Il digital permette, ad esempio, di guadagnare in tempo ed efficienza.