Abbiamo deciso di scrivere un articolo corale con tutte le persone che in ELAN lavorano nell’Executive Search per raccontare “da dentro” cosa sta succedendo al nostro settore e quali segnali stiamo ricevendo dai candidati e, in generale, dal mercato.
Lo facciamo sperando di dare un contributo a una riflessione che riguarda l’economia, il nostro business e come potrebbe essere il dopo del nostro lavoro.
Una nuova Candidate Experience: più digital e più libera
Sicuramente il “digital-only” ha cambiato il modo in cui ci relazioniamo con i candidati, che sono molto disponibili a fare una chiacchierata conoscitiva, avendo più tempo da dedicare senza che ci sia un collega/responsabile potenzialmente in ascolto.
Abbiamo la sensazione, inoltre, che si stia rafforzando il lato umano ed empatico, anche attraverso la condivisione di pensieri sul momento contingente. Questo ci permette – ancor meglio – di valutare l’interlocutore non solo dal punto di vista professionale: dall’interazione, infatti, seppur virtuale, abbiamo imparato che la condivisione di emozioni e aspetti più personali aiuta a creare una situazione di maggiore fiducia e di apertura, nonché di maggiore conoscenza del candidato.
Il digitale, infine, espone le persone in maniera diversa: emergono qualità spiccate come standing, dono di sintesi, capacità di mettersi in sintonia con l’altro, anche attraverso un filtro quale una telecamera. E per noi sono tutte informazioni preziose per la selezione di futuri leader!
Più tempo per il lavoro, più qualità
Stiamo vivendo un vero e proprio cambio radicale di prospettiva del nostro lavoro, e lo stiamo affrontando mettendo in gioco ancor di più qualità come fantasia, fiducia ed empatia. Abbiamo puntato sulla condivisione aperta e più frequente per accorciare le distanze con i candidati, utilizzando una comunicazione in grado di accogliere le emozioni del nostro interlocutore e di restituire del sano ottimismo. Questo perché il nostro lavoro deve saper mettere sempre al centro il benessere del singolo e veicolare il giusto entusiasmo. Perché le limitazioni di spazio e movimento non sono sempre un impoverimento, ma stimoli alla creatività.
La frenesia ha inoltre lasciato il posto a un tempo più dilatato: nelle conversazioni abbiamo più spazio per capire come i candidati stiano vivendo la situazione, come stanno affrontando la modalità “smart working”. I primi minuti sono infatti dedicati, da entrambe le parti, a un confronto, anche emotivo, sulla situazione che stiamo vivendo.
Viviamo poi le giornate con maggiore consapevolezza e, senza l’immediatezza della vicinanza, abbiamo imparato a “lavorare ad alta voce”, e cioè a condividere più spesso idee, dubbi, metodologie, criticità e risultati raggiunti, perché questo ci permette di lavorare in maniera produttiva e di continuare nella nostra normalità professionale.
Un futuro incerto
La bellezza delle diversità del singolo scaturisce anche in questa “nuova” quotidianità. Dalle chiacchierate con i nostri candidati sono emersi punti di vista eterogenei: persone preoccupate per una situazione che prima di tutto ci impone di affrontare un’emergenza sanitaria, persone confuse, in merito soprattutto al futuro, ma anche persone ottimiste che vedono questo periodo come un’importante opportunità, prima fra tutte quella di reinventarsi.
Succede anche che molti rispondano che, proprio visto il momento storico di difficoltà, non vogliono prendere in considerazione nuove offerte per senso di rispetto verso l’azienda di appartenenza, per poterla sostenere. Quindi c’è questa lettura “Non lascio la barca proprio ora che c’è la tempesta”, che è una riflessione degna di rispetto e che è naturale aspettarsi, soprattutto per persone che hanno ruoli manageriali di importanza e che sono consapevoli del loro valore aggiunto nella propria organizzazione.
Al telefono percepiamo che alcuni candidati si sentono confortati dal fatto che alcune progettualità di ricerca siano ancora attive e sono contenti di questa resistenza della nostra attività di selezione. Molto spesso il desiderata si muove nei termini di “cambiare per una realtà solida” quindi leggiamo questa volontà di certezza e sicurezza in un momento molto incerto. Le persone sono aperte al cambiamento solo se veramente convinti della progettualità che c’è dall’altro lato.
Conclusioni
Non sappiamo come sarà il futuro, sappiamo solo che sarà diverso perché questo periodo è spartiacque per tutti. Noi di ELAN stiamo provando a cogliere tutte le opportunità, cambiando il nostro modo di lavorare, ancora di più incentrato sulle persone e sul lavoro tailormade. Sarà infatti – e ne siamo convinti – la massima personalizzazione del servizio e la qualità di analisi del bisogno e di erogazione che ci permetteranno di fare il nostro lavoro nella migliore maniera possibile.
Le relazioni con i candidati che nascono oggi, in tempi così estremi e con modalità davvero differenti e inedite per noi, saranno inoltre una delle basi su cui costruiremo nuove opportunità e prospettive, e su cui faremo leva per una ripartenza (e non vediamo l’ora di rimettere la quinta!).
Un grazie a tutte le colleghe che hanno contribuito all’ideazione e scrittura di questo articolo, e che sono, in ordine alfabetico: