Le parole sono i simboli che utilizziamo per farci capire e attraverso cui leggiamo il mondo; non ci rendiamo nemmeno conto di quante ne utilizziamo, in modo spedito! Ci ricordiamo della loro importanza quando, con l’età che avanza, ci capita di dimenticarne qualcuna; guarda caso, proprio quella “giusta”. Le parole che ci aiutano o che, se utilizzate con un tono e con una scelta non proprio “saggia”, ci possono ostacolare.
Impatto, Fragilità, Reciprocità sono le parole che hanno catturato la mia attenzione in questo periodo.
Impatto: una parola che, con tutto quello che ultimamente ci sta capitando, si è rinforzata nei miei pensieri. Mi piace pensare a un mondo di persone consapevoli della catena degli impatti, sugli altri, sulla natura, sull’ambiente, sullo stato d’animo di chi vive con noi. Immagino per tutti una mente che ragiona in lungo e in largo, nel breve e nel lungo periodo, su ciò che accade e che poi ritorna, andando oltre il piccolo perimetro del nostro ego. Penso a “impatto” non solo nel senso di come ottenere impatto ma anche di come lasciare o attivare impatti. È una parola del pensiero, che invita ad andare oltre il ragionamento lineare, che aiuta a pensare al poi e agli altri per diventare più consapevoli e responsabili, per anticipare gli eventi e per generare un valore complessivo ben più sfidante del singolo valore.
Fragilità è una parola che commuove quando la osservi negli altri: gli anziani da proteggere, chi è solo e ne soffre, un ammalato da curare, le persone in difficoltà con poche risorse, la natura indifesa o un animale che ha bisogno del nostro aiuto. In questo periodo, questa parola è diventata di tutti. Essere fragili richiama alla possibilità di cadere, di rompersi, al non avere il pieno controllo o, appunto, avere bisogno di altri per sostenersi. Forse, anche per questo, quando la “leggiamo” in noi stessi ci piace un po’ meno. A volte questa parola è collegata all’essere emotivi o troppo sensibili e quindi, appunto, fragili. Mi piace pensare alla fragilità come ad un naturale momento che può essere di tutti… oggi forti e domani, forse, fragili, ma con la positiva convinzione che accogliere la nostra e l’altrui fragilità, lo starci un po’ dentro senza giudicarla, negarla o evitarla ci aiuterebbe a trovare un modo per incollare i pezzi, magari con l’oro e in un modo creativo, per impreziosire ciò che è stato fragile ma che non lo è più.
Reciprocità è per alcuni un valore, per altri una fiduciosa ricerca, per tanti un impegno di tutti i giorni. Una parola collegata a fiducia, a consapevolezza dell’impatto sugli altri, a empatia. Appartiene al mondo delle relazioni ma nasce in testa. Prevede l’accorgersi e il ricordarsi di essere in due, in tre o in molti, tutti facenti parte, seppur diversi, di un mondo interconnesso. Implica il riconoscere l’altro, accettare di averne “bisogno” e mostrargli la nostra riconoscenza. Una parola che talvolta ci sfida nel rapporto con gli interlocutori per noi più difficili e che ci complica la vita quando non riusciamo a “instaurarla”, o che ci mette sulla difensiva quando non la leggiamo fin da subito intorno a noi. Che ci porta ad avere alte aspettative sugli altri o a muoverci nei loro confronti solo quando siamo sicuri di riceverla in cambio. Che dipende un po’ da noi e un po’ dall’altro, che deve essere costruita e che ci suggerisce di iniziare a fare qualcosa – qualsiasi cosa – per generarla, creando per l’altro una base “sicura”.
Quante sono le parole che si ascoltano, che si dicono (o che non si dicono), che arrivano al momento giusto, che arricchiscono i nostri pensieri o ispirano le nostre azioni! E la grande bellezza risiede nel condividerle.