Mi piace descrivere il ruolo di noi Head Hunter come una sorta di “agenti per il cambiamento” al servizio delle aziende che mettono al centro del loro operato e della loro quotidianità proprio chi le popola – i collaboratori – e chi le popolerà, cioè i candidati.

Oggi l’Head Hunter è una figura professionale maggiormente conosciuta e riconosciuta rispetto al passato, tuttavia veniamo talvolta considerati, da chi non conosce le nostre finalità e modalità operative, con sospetto o quantomeno con cautela. Sicuramente ci muoviamo da un osservatorio particolare (forse addirittura privilegiato), di ponte tra domanda del mercato del lavoro e offerta delle professionalità e beneficiamo spesso di una specializzazione su specifici settori merceologici o ambiti funzionali.

Siamo motivati e pazienti, attuiamo una metodologia stringente nei processi di ricerca e selezione, intrecciamo costanti relazioni con chi lavora nel nostro mercato di riferimento a tutti i livelli e restiamo in costante osservazione e ascolto attivo dei cambiamenti e delle evoluzioni del mercato. Cerchiamo di tenerci aggiornati su trend, cambiamenti, M&A, su possibili nuove esigenze di settore e quindi di nuove professionalità: perché solo in questo modo possiamo rimanere al passo.

La fiducia nel nostro lavoro di Head Hunter: quali gli elementi che la costituiscono?

Nelle definizioni di “fiducia interpersonale” emergono alcuni degli elementi chiave che la compongono: la valutazione positiva di una situazione per cui si è portati a confidare in sé e negli altri, un generale sentimento di sicurezza, l’aspettativa che la comunicazione non sarà manipolata e che la relazione resterà trasparente. Ecco, la fiducia interpersonale tra Head Hunter e candidato, al pari che tra Head Hunter e cliente, necessita a mio avviso di essere efficacemente costituita proprio da questi ingredienti, a cui aggiungo tempo, reciprocità, reputation e accreditamento professionale.

Insomma, sono diversi gli elementi che fanno sì che tra noi Head Hunter e i nostri interlocutori si crei e si mantenga un rapporto tale per cui si genera fiducia reciproca : se manca anche solo uno di questi elementi, la relazione è debole.

Se dovessi spiegarla con qualche esempio afferente il mio lavoro di Head Hunter direi che l’adesione o la rinuncia a un’opportunità proposta, la scelta o meno di accettare un trasferimento, il gradimento relativo a un’offerta economica, la preferenza per un candidato rispetto a un altro, la disponibilità ad accordare un margine negoziale maggiore, sono tutti momenti che vanno comunicati e gestiti proprio all’interno di una relazione di fiducia, a prescindere dall’esito positivo o meno. E quando so di muovermi in una cornice dove la fiducia è presente, so che non comprometterò relazioni professionali future.

Come costruiamo la relazione di fiducia con i candidati?

In carenza di tempo, in assenza di una precedente conoscenza reciproca afferisce a noi Head Hunter il delicato compito di gettare le basi della relazione e mettere a proprio agio i candidati.

L’Head Hunter si muove sempre sui fronti candidato e cliente alla ricerca di un costante equilibrio tra le parti che mira a mantenere intatto un invisibile ed essenziale filo: la fiducia 

 Utile può essere allora da parte di noi Head Hunter, soprattutto se percepiamo che il candidato ha scarsa abitudine alla relazione con la categoria “cacciatori di teste”, far conoscere e accompagnare i candidati alla scoperta del nostro lavoro, esplicitando il nostro ruolo, evidenziando quali siano le parti in gioco e le relative aree di competenza (Head Hunter e azienda cliente), gli step previsti dall’iter, eventuali ragioni dei singoli passaggi, e invitando infine il candidato a una condivisione di informazioni e di motivazioni, nel rispetto di un’indole più o meno aperta e di un’estroversione più o meno marcata.

Sta nel nostro ruolo di Head Hunter sottolineare e ricordare al candidato l’obiettivo finale, ovvero il cambiamento, senza dimenticare di rassicurarlo, quando occorre, sulla garanzia di riserbo: e ciò diventa determinante quando ci muoviamo in settori merceologici delimitati e di diretta concorrenza. Nelle varie fasi del percorso, richiameremo al rispetto reciproco su trasparenza d’informazione e aggiornamento e, al tempo stesso, manterremo aperto e continuo il confronto su ciò che è realistico.

La fiducia come una relazione con proprietà transitiva

Nella mia decennale esperienza come Head Hunter ho compreso appieno come la fiducia sia un esercizio reciproco di relazione triangolare che agisce con proprietà transitiva: se esiste fiducia tra cliente e Head Hunter (e viceversa) e tra Head Hunter e candidato (e viceversa), si instaurerà fiducia anche tra cliente e candidato (e viceversa).

Alle parti – tutte, compresi noi Head Hunter – si richiede un esercizio di fiducia impegnativo e costante. Ai candidati inoltre, in particolare, si richiede uno sforzo, che agirà a loro stesso beneficio, su due punti nodali: superare la paura del cambiamento e affrontare – opportunamente supportati – le proprie resistenze nei nostri confronti in quanto interlocutori “ponte” di cui non conoscono chiaramente ruolo.

Un’ultima considerazione la dedico al fattore “tempo”, fondamentale nella creazione di una relazione di fiducia di lunga tratta: è il lusso dei giorni nostri, ma è l’unica vera garanzia che permette a noi Head Hunter di comprendere se abbiamo instaurato, sia con i candidati che con i clienti, relazioni soddisfacenti e con esiti proficui. Nel breve termine o su progetti di particolare urgenza, un reciproco atteggiamento di professionalità e rispetto – basi della fiducia che si andrà auspicabilmente a costruire – può garantire relazioni soddisfacenti e con esiti proficui.