Siamo progettati per sperimentare, per imparare e per apprendere. Da piccoli lo facciamo spontaneamente accompagnati da stati emotivi funzionali a questo meccanismo vitale: la meraviglia e la sorpresa che attraggono la nostra attenzione verso il nuovo, la curiosità che ci porta ad andare verso le cose e verso gli altri, ma anche il divertimento che, con la stessa etimologia di divergere, ci invita a “buttarci con piacere e con il gusto del metterci alla prova” per acquisire nuove risorse, utili al nostro futuro.
Oggi, al tempo del Covid-19, percepiamo in noi e negli altri stati d’animo come tristezza, dolore, frustrazione, rabbia, incertezza, preoccupazione e diffidenza. Emozioni “spiacevoli” ma che, se accolte, ascoltate e utilizzate in modo saggio e funzionale, ci portano a riflettere, ad anticipare, a valutare e, forse, anche a comprendere i nostri e gli altrui errori, ritardi o responsabilità.
Quando le utilizziamo ci aiutano ad attivare nuovi processi di “problem solving”, di miglioramento o di cambiamento; se le ascoltiamo ci insegnano che, nella complessità, siamo chiamati a convivere con l’improbabilità e, forse, anche con l’impossibilità di una conoscenza e di un controllo completi.
Ci servirà un po’ di tempo per accogliere e vivere queste emozioni per poi partire di nuovo, ci serviranno prospettiva futura e comprensione logica (razionale ma anche empatica) per accettare, utilizzare e fondare su questa esperienza comune il nostro domani. E poi, saranno proprio tutti questi nostri stati emotivi a darci una mano e anche una spinta per divergere verso un nuovo senso che abbia valore.
Torneremo a sentire l’ottimismo, la speranza, il senso della sfida, la curiosità e, con buona probabilità, anche il divertimento che ci stimoleranno a lasciare andare alcune nostre consuetudini per trovare nuovi percorsi, utilizzando proprio i vincoli e i limiti per andare oltre. Queste emozioni ci aiuteranno a mettere un punto di domanda vicino alle nostre granitiche “verità” per dare attenzione alle diverse “verità” degli altri che ci apriranno inconsuete prospettive. Da piccoli lo abbiamo fatto spesso per il piacere della scoperta e con un sorriso accogliente e stupito verso le nostre imperfezioni, le nostre ignoranze, i nostri errori (che nemmeno chiamavamo così…) o verso il nostro essere diversi gli uni dagli altri.
L’esperienza Covid-19 con la sua realistica brutalità ci sta favorendo l’occasione per apprendere: siamo tutti connessi, gli impatti delle nostre azioni si propagano sugli altri e su tutto ciò che ci circonda e generano un effetto, un costo o un ritorno nel presente e nel futuro, che poi nuovamente torna a noi… Ci sta mettendo di fronte al fatto che potevamo essere più “bravi” a leggere i segnali deboli, ad anticipare, a pianificare, a condividere le informazioni e a fare tante cose diverse, magari anche grazie al “benchlearning” e, soprattutto, se fossimo stati capaci di ragionare prima con il “senno del poi”.
Ci servirà anche la memoria per fissare e ricordare questa lezione, che ci provoca tristezza e dolore e non solo, ma che proprio grazie a queste emozioni ci sta portando a chiederci il “come mai?” di tante cose. Proprio Covid-19 ci sta ricordando quanto sia difficile accettare di cambiare le nostre abitudini e quanto sia, invece, più confortevole il pensiero di ritornare al tanto “noto” prima.
La curiosità continuerà ad esserci utile per apprendere dagli altri, confrontandoci senza filtri giudicanti. Una mente positiva insieme alla meraviglia ci aiuterà a leggere ciò che ci accade con lo sguardo della possibilità, dello “Yes And” e con un genuino interesse per la comprensione di cause, motivazioni, intenzioni. Il coraggio di divergere ci inviterà nuovamente ad andare oltre le nostre radicate convinzioni, accettando che siamo sempre NOI anche se non abbiamo una spiegazione o una conclusione per tutto. E così, senza le questioni di principio, la lotta per chi ha più ragione, il pensiero dicotomico – sì, perché per gestire e risolvere la complessità di questo tempo VUCA abbiamo appreso che gli o/o non servono a molto e che sono più funzionali gli e, e, e… – impareremo che un comportamento agile, utile a “surfare” nella complessità, nasce dai nostri pensieri agili che accettano con lo stato d’animo della riconoscenza e della gratitudine il feedback, il dissenso, il confronto o l’aiuto degli altri.
“Alimentarsi di incertezza non è solo un tema di strumenti o di metodi ma di mente, di emozione e di azione per abituarsi a conviverci, navigarla e abitarla”.
Nelle organizzazioni, sarà, quindi utile per tutti, una leadership capace di leggere, capire e coltivare le emozioni come energia funzionale. In ELAN la chiamiamo Lighting Leadership perché si propone di portare una luminosità che si diffonde, soprattutto nei momenti bui, quando in situazioni difficili, complesse, prevalgono emozioni intense, spesso spiacevoli e difficili da gestire. Proprio in questi momenti è data a tutti noi, e al leader in primis, la possibilità di creare per sé e per gli altri occasioni di riflessione, di apprendimento, di miglioramento proprio utilizzando in modo sapiente l’energia e gli spunti che le nostre emozioni e quelle presenti nel contesto ci mettono naturalmente a disposizione”.