L’ammiraglio Jim Stockdale, un ufficiale americano tenuto prigioniero e torturato in Vietnam per quasi otto anni, raccontò di non aver mai perso la speranza di uscire vivo dalla prigionia. Allo stesso tempo notò che furono i suoi compagni di cella più ottimisti a non sopravvivere. Sul breve termine il loro atteggiamento positivo li difese dalla brutalità del presente, ma a lungo andare si trovarono costretti ad affrontare una realtà che avevano nascosto a se stessi troppo a lungo, e non riuscirono a tollerarla.
Stockdale mantenne, invece, sempre il contatto con la realtà della situazione. Sapeva perfettamente di essere all’inferno, ma non perse mai la speranza di venirne fuori e per questo fece di tutto per sopravvivere e tenere alto il morale suo e degli altri prigionieri: “Non bisogna mai confondere la fiducia che alla fine avremo la meglio – che non va mai persa – con la disciplina nel fronteggiare gli aspetti più brutali della realtà, qualunque essi siano”.
Nella letteratura di tante discipline si è scritto moltissimo sul potere che possono aver i nostri pensieri. I pensieri, infatti:
- generano effetti sul nostro comportamento, sul nostro modo di cogliere e osservare il mondo intorno a noi e su come ci approcciamo agli altri
- creano energia e la indirizzano verso un obiettivo
- contagiano gli altri attraverso l’atmosfera che il leader crea nel gruppo
È, dunque, importante avere consapevolezza dei pensieri che albergano la nostra mente, specie in alcune situazioni significative o particolari. Questa importanza deriva dal fatto che noi possiamo regolare i nostri pensieri consapevoli, mentre non abbiamo alcun controllo su quelli inconsapevoli, di cui siamo “vittime”. Ecco perché diventa importante trasferire nel contesto della conoscenza i pensieri che sono nascosti nella sfera dell’inconscio, uscendo così dal ruolo di “vittima” del pensiero inconsapevole.
Come Persone, nonché come Coach e come Coachee, possiamo imparare ad accogliere tutto ciò che una singola giornata ci porta: chiamiamolo “dare il benvenuto” oppure “fare spazio per accogliere”, qualunque sia il nome che gli daremo, possiamo utilizzare questo apprendimento soprattutto quando le cose non andranno esattamente come ci saremmo augurati. Il paradosso auspicato è che anche un evento inaspettato, ancorché negativo, potrà essere, a suo modo, gratificante.
Si tratta di un pensiero molto potente che permette di entrare volontariamente in uno stato di “accoglienza”, producendo un aumento del benessere fisico e alleggerendo lo stress. Soprattutto, offre la possibilità anche nelle situazioni più difficoltose di agire in maniera “sovrana” relazionandoci con il nostro ambiente attraverso un impulso positivo.
“Fare spazio per accogliere” significa, di fatto, trovare il modo per accettare:
- noi stessi, così come siamo, così come ci sentiamo e così come ci presentiamo
- l’altro così com’è, nel suo modo di essere e di comportarsi
- le sfide che abbiamo davanti a noi
Non si tratta certo di esercitare una forma di violenza verso noi stessi né tanto meno di dirsi bugie con lo scopo di edulcorare fatti di realtà, ma di compiere un esercizio di disciplina che rende più consapevoli e in grado di accettare le resistenze, le lamentele, l’impazienza. Nella misura in cui riusciamo a entrare nello stato di accoglienza (Accept) guadagniamo per noi uno spazio libero di movimento in cui possiamo fondere (Blend) e creare (Create), ad esempio, individuando altri punti di vista e focalizzandoci sulle azioni corrette da mettere in campo.
Tutto ciò si può esercitare fin dalla mattina, con il primo contatto con il giorno, con la luce, con il nostro corpo e con i componenti della famiglia. Con il sonno, i dolori fisici, gli occhi affaticati, se il nostro riposo non è stato ristoratore. Per proseguire con il primo incontro in azienda e al primo contatto con ognuno dei collaboratori, dei colleghi, dei superiori, dei clienti. Infine, la sera ripercorrendo tutta la giornata osservandoli con gli occhi della mente: prima le situazioni positive e i successi che abbiamo creato, fino alle situazioni fortunate o casuali che ci hanno portato energia, per passare poi alle situazioni negative osservandone i fattori di stress senza farsi però coinvolgere. Sarà come accogliere noi stessi e il mondo intorno a noi.
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